LETTERA APERTA
LE GUERRE E IL CORPO
DELLE DONNE


Torino Città per le Donne
da sempre vive con dolorosa partecipazione ogni situazione di violenza e abuso che tutte le donne sono costrette a subire.
La nostra associazione ha individuato come campo di attività quello della trasformazione della propria città in uno luogo accogliente e sensibile ai diritti delle donne, tutte. Ciò non significa indifferenza rispetto a quanto succede nel mondo, per quanto non abbiamo mai, a titolo collettivo, sostenuto cause o raccolte firme che circoscrivessero la situazione femminile a una sola specifica parte del conflitto.

Per questo motivo ci ha addolorate e colpite essere richiamate - esplicitamente o in maniera allusiva e indiretta, in quanto associazione femminista - sugli organi di stampa nazionali come insensibili alla drammatica vicenda delle violenze subite dalle donne israeliane nei tragici fatti del 7 ottobre, sino a lasciare intendere che non aver preso una posizione ufficiale come associazione sulla richiesta di adesione ad una raccolta firme promossa dal quotidiano francese Libération lasciasse intendere una posizione anti israeliana, antisionista o addirittura antisemita, che contestiamo con fermezza.

Molte nostre iscritte hanno aderito personalmente all’appello. Altre in coscienza non lo hanno fatto. Altre ancora hanno aderito ad ulteriori appelli di queste settimane. Di questo, tuttavia, non è stata fatta menzione.

Riteniamo che sia nostro compito fare in modo che, anche nelle situazioni più laceranti, la nostra associazione pratichi modalità di confronto alternative a quelle muscolari e impositive che tanto lamentiamo essere presenti in una società intrisa di maschilismo e patriarcato.Il dibatto ricchissimo e articolato che ha preso vita tra le nostre socie (non su impulso delle due uscite a mezzo stampa, ma spontaneamente e naturalmente) ci ha portato a riflettere se e in che termini organizzare con l’anno nuovo un incontro sul tema, con quello che secondo noi è l’unico approccio possibile da parte nostra: un incontro plurale, corale, di riflessione e confronto tra posizioni anche distanti ma non reciprocamente aggressive ed escludenti, sul tema della natura maschilista e violenta della guerra, e sull’uso del corpo delle donne come arma di guerra.

Per questo facciamo un appello ad ogni voce del mondo femminista, e non, di unirsi alla nostra per ragionare insieme e scrivere un capitolo nuovo che tenga conto di ogni dolore subito dal corpo femminile nei conflitti; e anche a chi, a torto, ci ha considerato o troppo silenti o troppo assertive, chiediamo di farsi sentire e di ascoltarci, di aiutarci a costruire questo momento di confronto che deve, per sua natura, essere plurale e inclusivo di tutte le posizioni.

Senza nascondersi dietro a un dito, ma a partire dal sanguinoso conflitto in corso e senza alcuna volontà, nel momento in cui si considera il dramma femminile nel suo complesso, di occultare cause ed effetti di quanto sta succedendo né tantomeno di offrire delle risposte facili a problemi complessi. Ci pare ancor più doveroso farlo, in un contesto nel quale qualsiasi invito alla riflessione viene presentato, forzatamente, come ipocrisia o indifferenza, se non peggio. Qualità che riteniamo di non avere e che non facciano parte del patrimonio di una comunità aperta e libera come la nostra.

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